SE IL TEMPO È IL NOSTRO DIO

29 marzo 2020

Antonio Nuzzo

Il tempo ciclico che esprime il saṃsāra, viene sostituito, nella nostra società dal cosiddetto “tempo lineare”, cioè quello imposto dagli orologi. E il tempo lineare impregna a tal punto la nostra esistenza che la vita molto spesso non è più scandita dal “tempo ciclico”, cioè quello solare, ma viene totalmente assoggettata da una convenzione che è scandita dal quadrante dell'orologio.

L'EREDITÀ DI CARTESIO
Questo particolare modo di calcolare il tempo fu introdotto dal matematico René Descartes, il padre della concezione razionalistica, conosciuto in Italia come Renato Cartesio. Si è arrivati al punto che per ognuno di noi il sole non sorge e non tramonta quando effettivamente sorge e tramonta, ma è come se seguisse - assieme ai pianeti e al cosmo intero - questo tempo lineare. E tutto il mondo ormai subisce il potere di questo calcolo temporale, di questa globalizzazione temporale. L'uomo ha raggiunto un tale delirio di onnipotenza che è convinto che l’universo intero sia assoggetto ai ritmi dettati dagli orologi del nostro tempo lineare. Questo ci fa capire che il nostro umore, i nostri ragionamenti, le nostre fantasie, i nostri ricordi, la nostra memoria e immaginazione, sono assolutamente assoggettati al tempo lineare. Che rimane comunque una convenzione, perché, al contrario, i contadini anche oggi sono profondamente attenti ai cicli solari e lunari sia per la semina sia per il raccolto sia per il ritmo di veglia e sonno. Un contadino è più condizionato dal tempo ciclico che da quello lineare. Ma sia il tempo lineare sia quello ciclico hanno un punto in comune: la loro è una progressione a senso unico, non si può andare in senso inverso, si cammina sempre avanti. Quindi nell'uno e nell'altro caso, esistono un passato e un avvenire.

SUL TRONO DEL REGNO
Le tradizioni dell’India hanno sempre avuto una forte attenzione alla relazione che esiste tra la mente e il tempo. Il tempo (kāla) è uno degli argomenti che ha attirato l’attenzione dei saggi indiani fin dall’antica epoca vedica e non poteva non essere al centro dell’interesse dei tantrici del millennio scorso. L’interesse deriva dal fatto che il tempo è - insieme - un mistero e una schiavitù. Il tempo negli antichi inni vedici veniva considerato una divinità sul “trono del regno più elevato”, creatore dell’energia stessa, da cui si generò il passato e il futuro. Il Tempo come dio, non si riferisce però al tempo lineare convenzionale, ma alla Realtà suprema nella sua funzione di dare la vita e di dare ordine al cosmo.

IL DOPPIO VOLTO DELLA DEA
Oltre a queste considerazioni sul tempo, che sono state tutte recepite dai tantrici, vi è una specifica visione tantrica del tempo che fa riferimento a una divinità femminile chiamata Śakti, in una sua particolare manifestazione: la dea Kālī. «Kalì» significa proprio “tempo” e quindi viene adorata come dea del tempo (va ricordato che nell'induismo o Sanātana Dharma, le varie divinità esprimono le differenti qualità o aspetti di un unico Dio, ndr), ma «kalì» significa anche “morte” e “la nera”. Simbolicamente, dato che il nero esiste per effetto del riassorbimento di tutti i colori, la dea Kalì esprime la libertà da ogni influenza nell'imperturbabilità del suo stato.
Quella di “riassorbire”, poi, è una delle sue funzioni terribili per cui è diventata famosa anche in Occidente e per cui molti la temono: Kalì è la dea della Morte (nelle visioni tantriche Kalì danza nei cimiteri, simbolo del mondo, e «la sua danza indica il fluire del tempo ed è l'immagine dell'eterno divenire del mondo nel suo ciclo di nascita e morte, creazione e distruzione», Stefano Piano, da «Enciclopedia dello yoga», ndr). Secondo la leggenda, alla fine dei tempi Kalì riassorbirà e divorerà persino Śiva, il compagno di quello che viene considerato il matrimonio cosmico. Ma per i devoti che si prostrano ai suoi piedi lei è una madre che dona nutrimento e amore. Ecco perché viene invocata come Madre divina (Kālī Mā) e i fedeli la implorano per ricevere salute, ricchezza, felicità e liberazione, ed è anche la divinità che rimuove tutti gli ostacoli interiori ed esteriori e concede la più alta realizzazione. Al di là del tempo e dello spazio.

Nell'immagine “Montre molle au moment de sa première explosion” Salvador Dalì (1954)

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