LA TEORIA DELL’EMANAZIONE

11 luglio 2020

Antonio Nuzzo

La Realizzazione si manifesta in colui che è costantemente coinvolto nell’azione kriyā, azione caratteristica di una sādhana, strategia appositamente scelta da uno yogin. Sicuramente, non basta leggere i śāstra, le sacre scritture, per raggiungere le vette più elevate della propria realizzazione. Tuttavia, è necessario comprendere i principi sui quali si basa la grande disciplina. I tattva, ovvero gli elementi costitutivi dell’essere umano, visti dall’ottica tantrica differiscono dalla visione Sāṃkhya. Il Sāṃkhya si era semplicemente limitato ad individuare gli aspetti fondanti dell’essere umano in 25 tattva, che sono stati, tuttavia, inseriti integralmente nei tattva tantrici. La teoria tantrica dell’emanazione, non dovrebbe essere considerata come fosse una teoria filosofica, ma semplicemente come una manifestazione palesemente vissuta tramite una profonda esperienza. Infatti, le categorie esistenziali servono agli yogin o ai tāntrika come una mappa grazie alla quale sono in grado di ritrovare la propria via fuori dal labirinto della molteplicità.

UN ASPETTO DEL VEDĀNTA
Per meglio comprendere il tantrismo penso che si debba conoscere, seppure in sintesi, la visione dei seguaci del vedānta, uno dei sei darśana classici dell’India. Il termine darśana deriva dalla radice dṛś che significa visione,
ovvero punto di vista, dottrina, prospettiva filosofica ed esperienziale. Nell’Advaita Vedānta, come viene interpretato da un grande maestro dell’VIII° secolo Śaṅkara, l’aspetto che il mondo offre ai nostri sensi è considerato un prodotto della nostra ignoranza spirituale (avidyā). Il mondo è come un fantasma prodotto dalla mente. Per descrivere questa insolita visione viene usato il termine maya che vuole significare, illusione.
Tutti gli esseri formano la molteplicità e provengono dall’Uno e questa è vista come una evoluzione apparente (vivarta). Nel momento in cui l’ignoranza di base viene eliminata, il mondo si rivela nella sua vera natura che non è altro che l’universale e unico Essere-Coscienza-Beatitudine (sat, cit, ānanda).

TANTRA-EFFETTO E CAUSA
Come nell’Advaita Vedānta, la maggior parte delle scuole tantriche ritiene che la realtà suprema sia unica, ma rifiutano l’idea metafisica dell’illusione. Sat-kārya-vāda è un termine che ha la facoltà di condensare un significato estremamente esplicativo della visione.
Causa-effetto-dottrina significa che si tratta di una dottrina vāda che afferma che l’effetto kārya è preesistente nella causa sat. Il pensiero che sostiene questa massima è che il mondo non potrebbe pervenire alla sua manifestazione se non esistesse già in forma potenziale nell’Essere supremo. Questo principio tuttavia esisteva da sempre, molto prima della nascita del Tantra, espresso già nel secondo capitolo della Bhagavad-Gītā. Tuttavia, la teoria dell’emanazione per i tantrici si struttura in una forma schematica elencando i 36 tattva per dare probabilmente una traccia concreta, come fosse una mappa da seguire, per chi è sinceramente impegnato nel cammino esperienziale, senza perdere l’orientamento. I grandi maestri tantrici sono riusciti ad esperire e scoprire, attraverso un loro percorso coscienziale, questo viaggio interiore attraversando le varie tappe schematizzate nei tattva (elementi costitutivi dell’essere umano). Avremo modo più avanti di tracciare insieme questo percorso e comprendere nel concreto la direzione da dare alla nostra pratica. L’elenco tradizionale dei tattva parte dall’Uno ed evolve verso la molteplicità probabilmente per far comprendere la teoria dell’emanazione. Invece per chi parte dalla molteplicità come tutti noi, a mio avviso, sarebbe più realistico studiarli in senso inverso, perché è proprio quello che ci apprestiamo a fare in concreto. I tantrici quindi aggiunsero undici principi ai venticinque stabiliti dal Sāṃkhya, per raggiungere un totale di trentasei principi. Gli āgama e i tantra non si rifanno a nessun sistema di speculazione astratta, sono prima di tutto dei sādhanaśāstra, dei testi che raccolgono informazioni derivanti dall’applicazione di pratiche orientate verso una visione sacra dell’esistenza. Quindi risultano essere fondamentalmente dei trattati che raccontano i risultati della conoscenza derivante dall’osservazione. Sono considerati dagli adepti come Śruti ovvero testi rivelati. La rivelazione in questi casi si è prodotta in forma intuitiva e creativa dai grandi maestri dell’antichità e ritrasmessa dai loro discepoli in forma verbale o scritta. Nei prossimi incontri vi elencherò i vari gruppi dei tattva, secondo la loro specificità, per comprendere veramente quale sia la vera intenzione e l’ambizione che un praticante di haṭha-yoga dovrebbe intimamente nutrire. Un tantra è considerato autentico se ha come finalità la realizzazione e se il risultato permette di raggiungere una vera trasformazione ben orientata nella giusta direzione. Il criterio di verità è basato essenzialmente su un aspetto pratico e non solo teorico. La realizzazione arriva a colui che è costantemente coinvolto nell’azione kriyāyukta, senza badare a nessun risultato parziale finalizzato ad una abilità fisica, respiratoria o anche mentale. Pertanto, l’identificazione con una delle parziali finalità acquisite porterebbe il ricercatore a perdersi nei meandri delle più svariate proiezioni mentali, perdendo la direzione.

Nell’immagine Yantra del Sole

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