ESSERE NELLA GLOBALITA’

18 luglio 2020

Francesca Palombi

Negli Yoga sūtra di Patanjali, il testo più importante di codificazione della filosofia yoga, già nel secondo sutra “Yogas citta vṛtti nirodha” troviamo l’essenza di tutto il percorso: lo yoga è il superamento delle vṛtti, delle fluttuazioni della mente. Il compito dello yoga è quindi costruire un percorso psicofisico tale da determinare un cambiamento per arrivare ad una dimensione di sospensione del processo mentale. Attraverso questo antico testo possiamo comprendere molto riguardo alla corretta trasmissione dello yoga e con quali mezzi raggiungere il citta vṛtti nirodha: tre elementi che non possiamo considerare separatamente: lo yoga fisico con la pratica di āsana per raggiungere l’immobilità del corpo, il prāṇāyāma con un’azione meccanica sui flussi del respiro affinchè rallentino anche le abitudini della mente e lo yoga mentale con l’applicazione degli yama e niyama, che non sono regole etiche o morali, perché lo yoga non ha una visione religiosa, ma ingredienti mentali per fermare le vṛtti. Quando il nostro processo mentale non va nella giusta direzione utilizziamo un contro pensiero. Così attraverso una singola posizione siamo in grado di trovare l’unione di mente, corpo e coscienza. Il più delle volte in āsana questa attitudine non viene richiesta e quindi potenziamo la percezione sensoriale del corpo e la mente prende il via, il corpo infatti può essere immobile ma la mente no. Se il rituale nello yoga è l’āsana, questa deve essere libera da proiezioni mentali e allora sarà un’azione pura. Il ruolo dell’insegnante yoga quindi è quello di riuscire a liberare la mente da pensieri negativi e per far ciò è necessario individuare una modalità; il corpo da solo non è in grado di portare il cervello a purificarsi, ma affiancando all’immobilità dell’āsana una direzione di pensiero per la mente è possibile comunicare non solo alla parte cosciente ma anche all’inconscio. Quindi essere nel centro con la coscienza presente non solo al corpo e non solo alla mente.

Nell'immagine - Particolare uovo sul tetto della casa-museo di Salvador Dalì a Port Ligat

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