23 aprile 2020
Le varie ere attraversate dal genere umano, viste da una visione spirituale, sono caratterizzate dal fatto che sono come delle ruote, kāla-cakra che producono flussi ciclici. La prima era venne chiamata Kṛta-yuga o Satya-yuga, l’era della verità che regna suprema. I saggi dell’antichità affermavano che in quell’epoca l’essere umano viveva talmente immerso nella conoscenza vera della realtà esistenziale che, qualunque cosa facesse, gli riusciva a meraviglia. Per esempio, immagino che sarebbe bastato loro mettersi in silenzio per entrare in uno stato di meditazione profonda, erano probabilmente facilmente connessi all’energia divina. L’era nella quale lo yoga insegnato, era diretto senza indugio verso la meta prefissata e desiderata. E quindi probabilmente con grande ardore il ricercatore abbracciava il cammino verso la propria realizzazione in forma diretta con una dedizione totale senza nessuna eccezione o compromesso. Probabilmente le possibilità insite nell’essere umano erano particolarmente inclini ad una dedizione totale senza subire per nulla l’attaccamento ai beni materiali. Nelle tre ere successive chiamate tretā, dvāpara e kāli le difficoltà crescevano progressivamente e la ricerca spirituale era progressivamente più difficoltosa, in quanto l’attaccamento alla vita e ai beni materiali era sempre più condizionante. Basta osservare quanto nel nostro periodo storico gli oggetti che ci appartengono attraggano il nostro interesse fino a diventarne, in alcuni casi, totalmente dipendenti. Pare che i tre termini utilizzati per definire le tre ere derivino dal gioco d’azzardo, infatti sono citati in un inno del Rg-Veda dal titolo “Il lamento del giocatore d’azzardo”. Tretā, dvāpara e kāli vuol significare tre, due, uno che sarebbero le opportunità conferite ad un giocatore quando gli viene attribuito un certo numero di punti. Avere tre punti è già un’opportunità maggiore rispetto a chi ne ha due o addirittura uno solo. Pensate che la nostra era è chiamata Kāli-Yuga, l’era dove l’attaccamento ai beni materiali è talmente elevato che la probabilità che abbiamo per realizzarci è una sola, perché ci viene dato in previsione un solo punto per la riuscita.
LE REGOLE STABILITE
È proprio per questa ragione che la spiritualità indiana ha pensato bene di elaborare nuovi insegnamenti e regole di vita da applicare a coloro che hanno come unico interesse la vita comune e che sono legati e fortemente condizionati a questa esistenza ciclica sostenendola anche animatamente. Sono chiamati saṃsārin coloro che hanno uno stile di vita estroverso, caratteristico della persona mondana che ha come priorità assoluta il lavoro, la famiglia e i beni materiali e tutte le prospettive per far crescere il proprio patrimonio. L’insegnamento che i maestri indiani hanno particolarmente elaborato per loro è racchiuso in un insieme di opere che trattano di dharma-śastra. In queste gigantesche opere (la più importante è quella attribuita a Manu) la vita di ogni essere umano era suddivisa in quattro periodi di 21 anni l’uno (cicli che sono dei multipli di sette) e ad ogni periodo era attribuito un insegnamento specifico. Sono stati contemplati pertanto il periodo dello studente, del padre di famiglia, del rinunciante, e del liberato. Nei primi due periodi di 21 anni si coltiva la propria formazione culturale e la cura della relazione con il mondo esterno (lavoro, figli, famiglia), per compiere tutti i doveri che un essere umano ha nei confronti della società a cui appartiene. Dal terzo periodo in poi inizia il momento del rinunciante e quindi il ritiro dalla vita in un luogo isolato per dedicarsi alla preghiera, alla meditazione e ai rituali per accedere, gradualmente, dopo il terzo periodo al quarto rappresentato dal compito più elevato, liberarsi da tutti gli attaccamenti e lasciarsi assorbire nel puruṣa, verso la totale liberazione. Come vedete in questa prospettiva le varie epoche dell’esistenza di un essere umano sono assoggettate a diversi compiti per soddisfare tutte le esigenze a cui è necessario far fronte.
IL NUOVO INSEGNAMENTO
Questi insegnamenti sono parte integrante della cultura indiana e induista, cultura che non avrebbe avuto lo sviluppo che lo yoga ha riportato nel mondo intero, se non fosse apparso un insegnamento più integralista, da poter essere più armoniosamente integrato nella vita come quello dei Tantra. Il movimento tantrico formatosi più di mille anni fa, aveva probabilmente riflettuto sulla situazione che si stava venendo a creare e di come la società si sarebbe probabilmente trasformata in una ancor più materialista. Con lo studio e la riflessione degli insegnamenti passati, pur riconoscendo essere l’espressione di una metodologia di alto valore per la conquista diretta di una dimensione spirituale evoluta e realizzativa; si sono resi conto che quell’approccio doveva essere rivisto e modellato in previsione delle nuove generazioni che si stavano susseguendo, figli di una società in lenta e progressiva trasformazione verso un materialismo sempre più esasperato. L’insegnamento del passato rimaneva come testimonianza di un processo evolutivo espresso nella purezza più assoluta, ma impossibile da adottare integralmente in un’epoca come la nostra dove le distrazioni, le attrazioni e i disorientamenti sono tali da impedire una dedizione assoluta e unidirezionale verso un cammino esclusivo e orientato senza compromessi e con ambizioni troppo elevate.
Nell'immagine, «Studio del cielo» Joseph Mallord William Turner (1816-18)
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15 settembre 2020
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