AHIMṢĀ/LA NON VIOLENZA

26 novembre 2021

FRANCESCA PALOMBI

Lo studio di se, è parte integrante del processo yoga, lo yoga non è ginnastica, non è solo un metodo per rilassarci, lo yoga è trasformazione.  Le sofferenze nella nostra vita sono quasi sempre dovute a dei processi mentali disturbanti che nascono, crescono e si ripetono dentro di noi. Questi processi hanno un impatto sul nostro corpo. Gli āsana dello yoga stimolano dei processi mentali abitudinari, gli stessi che accompagnano comunemente la nostra vita. Ad ogni nostra azione corrisponde un pensiero. Se quindi nella pratica lasciamo agire la mente spontanea, il pensiero ripercorrerà la stessa direzione che agisce nella nostra vita abituale. Quindi con dolcezza, con amore dobbiamo imparare ad orientare la mente per lasciare il corpo libero di esprimersi, il corpo potrebbe naturalmente seguire il ritmo della vita in tutte le sue manifestazioni se solo la mente rimanesse accogliente. E' importante cambiare il modo di rapportarci al corpo. Il corpo non è inferiore alla mente, dobbiamo nella pratica imparare a fermare quei processi mentali che ci allontanano dalla verità del corpo.

QUANDO NASCE LA VIOLENZA?

Ad esempio riflettendo sulla violenza, ci rendiamo conto che quando pensiamo alla violenza, pensiamo alla violenza nei confronti di altre persone, ma la violenza nasce in primo luogo nei confronti di noi stessi:

"E' violenza pensare che il corpo non ci piace, che vorremmo modellarlo a nostro piacimento, ed è violenza trasformare, migliorare. E' violenza osservare il corpo come una realtà separata. E' violenza identificare il corpo con una forma e sottoporlo al giudizio degli altri per essere accettati. E' violenza pensare che la mente sia superiore al corpo e che questo sia un animale da domare. E' violenza pensare che il corpo sia la fonte dei disordini mentali. E' violenza pensare che l'ego sia superiore a tutto, anche al corpo. E' non violenza pensare che la fonte degli squilibri non proviene dal corpo, ma dalla mente"- da "I Doni dello yoga” di Antonio Nuzzo.

E' vero che la violenza è parte della natura dell'essere umano, anche perchè siamo sempre stati educati alla violenza, alla competizione, al giudizio, a esaltare il valore della mente cognitiva e dell'ego rispetto al corpo. Ci hanno educato a considerare la mente superiore al corpo. La violenza nasce prima ancora che nel corpo nella dimensione mentale, dobbiamo quindi essere in grado di intercettarla prima ancora che si manifesti, perchè nel momento che ciò accade il processo è già avviato e qualunque intervento è un'azione repressiva. 

LIMITI O POTENZIALITA?

Durante la pratica la ricerca senza fine di abilità fisiche, significa agire con violenza nei confronti del corpo. L'idea invece è quella di accogliere le potenzialità che ci sono state offerte e alle quali di solito non diamo importanza perchè desideriamo ciò che non abbiamo. Gli āsana rappresentano il linguaggio del nostro corpo che potremmo lasciare esprimere se non mettessimo in atto un continuo desiderio di ottenere ciò che non abbiamo senza apprezzare ciò che ci viene offerto. E' l'azione che anima i nostri pensieri e troppo spesso crediamo di ricercare la nostra verità lasciando agire il pensiero spontaneo e così cadiamo nei soliti solchi di pensiero anche nella pratica, pensieri legati al processo egoico, giudizio, confronto, competizione, insoddisfazione per il nostro corpo, contiunando così ad alimentare la violenza dentro di noi. Lo yoga attraverso la pratica ci insegna a fermare i processi mentali vrittici, a orientare la mente e a nutrirla con dei pensieri che diventano delle linee guida che orientano la nostra mente per dare una direzione al pensiero durante l'azione. Ahimṣā, il primo degli yama di Patañjali è il più importante e imprescindibile in qualsiasi cammino spirituale.

ELOGIO DELL'IMPERFEZIONE

Ahimṣā durante la pratica significa amore per il proprio corpo, lasciare che il corpo si esprima senza ricercare obiettivi e finalità, amare il corpo anche nelle sue forme imperfette e comprendere che l'imperfezione è parte della natura dell'essere umano. Ahimṣā è ringraziare il nostro corpo per quello che ci sta offrendo nel momento presente senza rimanere attaccati ai ricordi del passato o a proiezioni future, e in questo modo rimanere nel momento presente in tutta la sua manifestazione. E così mente e corpo potrebbero viaggiare all'unisono, perchè stiamo dicendo al nostro inconscio di voler vivere le cose in un'altro modo e l'inconscio desidera ciò che desideriamo noi. Ogni āsana crea un pensiero che attinge dalle profondità della dimensione inconscia e questo pensiero dobbiamo imparare a conoscerlo, osservarlo, perchè da questa osservazione può nascere la libertà dai nostri processi mentali, frutto delle impressioni del passato. Ogni posizione agisce a livello simbolico nella nostra dimensione inconscia, la posizione unita alla giusta intenzione favorisce una capacità di trasformazione in direzione della non violenza.

 

Immagine, Banksy, Il lanciatore di fiori, Gerusalemme 2003

 

 

 

 

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